Diciamoci la verità: a tutti piace piacere!
Sento spesso le persone descrivere sé stesse con frasi del tipo “sono troppo buono”, “faccio così perché ho un grande cuore”, “non so dire di no”, “sono fondamentalmente una persona sensibile, mi dispiace e quindi faccio questo o quello” e ancora “evito i conflitti perché amo il quieto vivere”.
E tu come la pensi?
Ti riconosci in queste frasi o ci hai rivisto qualcuno che conosci? Ti svelo una cosa: NON È VERO NULLA!
O meglio, non sto dicendo che tu o la persona alla quale hai pensato non siate buoni, sensibili ecc. Ma la verità, la Vera verità è un’altra: abbiamo bisogno di piacere, di essere Accettai/Amati. È normalissimo, fa parte del gioco. Siamo nati per vivere in gruppo non in solitaria. L’essere umano nasce in “branco” come molte altre specie animali, ha la necessità di fare squadra, di collaborare e cooperare: per questo ha la necessità di creare buone relazioni. L’animale escluso dal branco va incontro a morte certa.
Per cui, relazionarsi con gli altri, non è una moda dell’ultimo millennio, della persona evoluta, ma una necessità della specie. Ha a che fare, in origine, con la sopravvivenza. Essere accettati è ancestralmente collegato a vivere o morire.
Accettazione = Vita
A questo, si aggiunge il Bisogno di Amore, altrimenti detto: Connection. Chi ha frequentato il nostro Emotional Fitness sa bene di cosa parlo e conosce bene anche gli altri 5 bisogni primari che ogni essere umano ha. L’Amore è uno di questi. Per amore, non si intende solo quello tra genitore-figlio o tra una coppia. Parliamo di un legame che appaga e ci fa sentire appunto “connessi” con le altre persone.
È un bisogno che TUTTI abbiamo. Posto quindi che tutti abbiamo bisogno di amore (dare e ricevere), che tutti abbiamo la necessità di creare buone relazioni ecc, qual è quindi il problema? Dov’è l’inghippo?
Il problema nasce quando questo bisogno, diventa “ossessivo” o quando più semplicemente, viene soddisfatto nel modo sbagliato. Un esempio? “Voglio essere amato, accettato, ben voluto. Dunque, pur di non creare uno scontro, evito di affrontare un problema, di dire la mia, di far valere i miei diritti, perché TEMO che questo possa generare distacco, allontanamento”. Temo di non essere amato.
Così passiamo dall’essere disponibili, all’essere a disposizione. Dal prenderci cura degli altri, al pensare più agli altri che a noi stessi. Ma non per bontà. Quello è quanto ci raccontiamo. La verità, quella che prima ho chiamato “Vera verità”, è che abbiamo PAURA di non piacere e quindi di non essere amati, accettati.
Uso il termine “vera verità” perché è quella più profonda. Quella che spesso nascondiamo a noi stessi. Pensaci: è molto più semplice e bello raccontarmi che il problema è la mia troppa bontà, anziché ammettere a me stesso che ho paura. Perché questa è l’era del coraggio. Dove le paure non sono ammesse e tutti siamo o dobbiamo essere dei super eroi. Giusto? Sbagliato!
Il coraggio più grande è accettare le paure, per poi affrontarle. Quindi non sappiamo dire di no perché temiamo in cuor nostro che questo possa non farci apparire “buoni” agli occhi degli altri. Non affrontiamo delle discordie non perché siamo pacifici, ma perché temiamo di non saperle gestire e quindi di perdere quella connessione. E così tutto il resto. Ora i punti sono 2.
1. Non si può piacere a tutti
Non è proprio possibile. Il motivo è tecnico e te lo spiegherò, tra pochissimo, ma prima leggi questa storia iraniana intitolata “Il Vecchio e il Bambino”:
“Nella favolosa città di Teheran si sta svolgendo un censimento sulla popolazione e tutti i cittadini vi si devono recare per certificare la loro esistenza. Un vecchio con il nipotino, abitanti sulle montagne, in un villaggio molto lontano dalla capitale, si preparano per fare questo lungo viaggio. A disposizione hanno un solo asinello. Pian piano si incamminano, per potersi presentare ai funzionari addetti al censimento. Mentre il bambino è seduto sul dorso dell’asino e il vecchio gli cammina accanto, incontrano un gruppo di persone e dopo averle superate, quando queste si allontanano, il vecchio percepisce i loro commenti: “Guarda come è maleducato quel bambino: lui sta sull’asino, mentre il vecchio che ha le gambe stanche, cammina a piedi…”. Il vecchio non dice nulla, fa scendere il bambino e sale sull’asino.
Incontrano un altro gruppo di persone e dopo averle superate, di nuovo sente dei commenti: “Guarda quel secchione, che egoista, con un bambino così piccolo, con le gambe così corte, lui sta sull’asino e il povero bimbo, deve corrergli appresso…” Il vecchio, non commenta, ma prende il bambino, facendolo sedere sul dorso dell’asino vicino a sé.
Incontrano un altro gruppo di persone e dopo averle superare, sente nuovamente dei commenti: “Hai visto quei due lì? Con un asinello così piccolo, gli stanno sopra entrambi, finiranno per sfiancarlo…”. Il vecchio, ancora una volta non dice nulla, ma prende il bambino per mano, scendendo dall’asino e insieme si incamminano a piedi.
Dopo qualche chilometro incontrano ancora delle persone che li salutano, ma mentre si allontanano queste commentano ridacchiando: “Avete visto quei due lì? Devono essere proprio stupidi! Hanno un asino a disposizione e vanno a piedi…”
Capito il messaggio? Qualunque cosa farai, qualunque accortezza avrai, troverai SEMPRE qualcuno che avrebbe fatto in maniera diversa e che, probabilmente, è pronto a darti lezioni di vita e al quale, il tuo modo non piace!
Ora eccoti anche il motivo tecnico.
2. Ognuno di noi ha il proprio Modello Del Mondo
Il Modello del mondo è il nostro modo di filtrare la realtà che ci circonda (è un argomento ampio, mi limiterò a farne una sintesi veloce, perché tu possa capire cosa intendo). Ognuno di noi ha le sue regole, i suoi valori, il suo modo di valutare ciò che ritiene giusto e ciò che reputa sbagliato. Secondo cosa? Secondo appunto, il nostro modello del mondo, che è frutto soprattutto di educazione ed esperienze. Pertanto, ognuno ha il suo.
Non si può piacere a tutti perché ognuno di noi ha il suo Modello, i valori in cui credere, cos’ è giusto e cos’è sbagliato, cosa va fatto e cosa no. Un po’ come nella storiella iraniana: qualunque cosa farai o non farai potresti non piacere, fattene una ragione.
Ciò non significa “allora faccio un po’ come mi pare, tanto potrei non piacere comunque”, perché ti ricordo che tra il bianco e il nero, ci sono infinite sfumature di colori. Pertanto, la cosa che più conta è non agire in funzione del bisogno assoluto di piacere, essere accettati!
In chiusura, ritengo utile segnalarti una piccola “dritta” a riguardo. Inizia accettando ogni parte di te. Anche quella che non è esattamente come vorresti. Inizia smettendo di giudicarti per ogni cosa che non è fatta alla perfezione e liberati da quei comportamenti che – solo perché vuoi sentirti accettato – finiscono per diventare improduttivi per te! Gli altri, è la mia personale esperienza di coach, ti accetteranno molto di più se non agirai in funzione di questo.
Gabriella Rania